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LA PACE E' NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NELLA BASSA INTENSITA' ENERGETICA DEL PIL

ENERGY WORLDWIDE
PREMESSE:
Fin dalla notte dei tempi e quindi già dalle origini anche del genere umano, gli equilibri della sopravvivenza prima e della vita poi, sono state regolate dalla regola fondamentale “dello scambio e del rispetto reciproco” sia nei rapporti umani che nei confronti dell’ambiente in cui quei rapporti si sviluppavano.
E quando questa regola è stata violata, la reazione è stata sempre la medesima: il ricorso alla forza (fisica) o all’esercizio del potere (sovrano), che quando però si sono spinti oltre sottraendosì all’equilibrio del “buon senso” e venendo usati solo “fine” a se stessi, sia quella forza (fisica) che quel potere (sovrano) si sono tramutati in violenza e abuso.
Alla luce di questa regola, è molto agevole comprendere tutti quegli accadimenti divenuti ormai storia, ivi compresi gli eventi che hanno riguardato il MEDIO-ORIENTE.
Quando si parla di ALTA TENSIONE IN MEDIO-ORIENTE, il pensiero corre subito all’IRAN, IRAQ e nell’ultimo decennio sempre più anche alla LIBIA e alla SIRIA.
Le tensioni in tale area del mondo, sono sempre derivate da questioni inerenti l’utilizzo del territorio e delle sue risorse, a partire dalla ben nota questione “EBRAICA” circa l’ndividuazione e assegnazione di territori medio-orientali agli EBREI che vennero ivi “richiamati” in massa, per procedere alla divisione di parte di quel territorio con i Palestinesi, spartizione che generò però profondi contrasti con la comunità Araba, quando si ravvisò il pericolo che porzioni territoriali sempre maggiori venissero sottratte (alla comunità Araba) per consentire l’insediamento degli “ebrei richiamati” in numnero sempre piu’ crescente.

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I fatti  come di seguito schematizzati e la relativa cronologia sono tratti dalle seguenti fonti:


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La sintesi dei fatti 2011-2017 realizzata da Marta Serafini su Corriere.it, oltre che al link riferito fincè disponibile, è riportata anche in questo video :


CONCLUSION

Sostanzialmente Trump, in quelle sue dichiarazioni a inizio 2020 dopo l'uccisione di Soleimani con i droni , ha lasciato intendere PER LA PRIMA VOLTA come ormai le risorse petrolifere del MEDIO-ORIENTE escono dagli interessi degli USA, sia ai fini di un loro impiego militare che civilie poichè gli USA si apprestanto a divenire uno dei primi esportatori mondiali di petrolio e gas naturale ( su cio' per approfondire v. qui ) .

Tuttavia se rimane la sola questione del nucleare ad attirare il forte interesse americano per queste aree medio-orientali, una cosa è evidente: CHE TANTO ALLA POLITICA TRUMPIANA QUANTO AI GOVERNI o NEO-GOVERNI MEDIO-ORIENTALI, quest’ultimi ancor piu’ interessati alla ripresa economica dopo decenni di conflitti bellici, sino ad ora sfugge o hanno sottovolutato le risultanze di tutti report del 2019 in materia tanto energetica quanto di “crisi climatica” , RISULTANZE CHE SONO INVECE DESTINATE AD “ESSERE LA STELLA POLARE” DI OGNI “PIANO MARSHALL” DI TALI TERRITORI MEDIO-ORIENTALI.

In particolare quelle risultanze (v. il WORLD OUTLOOK 2019 nonchè i rapporti dell’IPCC 2018 e 2019) avvertono come l’unica soluzione ad un futuro immediato di sviluppo economico, è sia il perseguimento di UNA TRANSIZIONE ENERGETICA VERSO LE RINNOVABILI previo la repentina diminuzione dell’uso delle fossili, sia (conseguentemente) la sensibile riduzione della cd “INTENSITA’ ENERGETICA (per il cui concetto v.qui)” nel processo produttivo del Pil di ogni Paese.

A ciò si aggiungano le nuove politiche dei paesi sviluppati, volte a incentivare, non solo finanziariamente, tutte quelle condotte (e quindi gli scambi) che favoriscono la circolazione di beni e servizi “eco-sostenibili” rispetto a quelli tradizionali fondati esclusivamente sul consumo di energia fossile.

Pertanto un qualunque tentativo di ripresa di tali aree medio-orientali fondato su ingenti e duraturi investimenti in “ fonti del passato”, - anzicchè confinare l’uso di quest’ ultime per ancora un limitato arco temporale futuro, che si va chiudendo sempre piu’ visto ormai il loro scopo transitorio utile per le “economie in via di sviluppo” - si risolverebbe in un tentativo di scarso effetto, che non arrecherebbe benessere a quelle collettività, ma anzi le lascierebbe oppresse dai loro bisogni vitali, aggravati da un ambiente naturale sempre piu’ ostile (anzicchè dalle presenze militari ritenute ostili).

E quanto accaduto in Siria aggravato da una siccità straordinaria, dovrebbe servire da esempio e monito

L’effetto paradossale infatti di una ripresa di tali aree medio-orientali fondata su ingenti e duraturi investimenti in “ fonti del passato”, comporterebbe infatti un aumento sempre maggiore dell’abbandono di quelle terre (e quindi del fenomeno migratorio di fasce della popolazione che potranno permetterselo).

Quindi queste conseguenze di ulteriore e progressivo “svuotamento” di persone con risorse in grado di poter emigrare dai territori MEDIO-ORIENTALI, sarebbe’ DESTABILIZZANTE TANTO QUANTO LA MINACCIA DI UNA LORO DISPONIBILITA’’ DEL NUCLEARE A SCOPI MILITARI”, poichè SENZA L’USO , anche se solo “TEMPORANEO”, e L’ ABBANDONO quindi DELLE RISORSE PETROLIFERE DEL MEDIO-ORIENTE , sarebbe impedita anche a TRANSIZIONE ENERGETICA SOPRATTUTTO DEL MONDO ASIATICO VERSO LE cd FONTI PULITE. con conseguente effetti sulle economie di tutti i Paesi.

Pertanto mai come oggi, quella regola accennata inizialmente “DELLO SCAMBIO E DEL RISPETTO RECIPROCO sia verso il prossimo che nei confronti dell’ambiente, ha un importanza maggiore per tali aree medio-orientali afflitte da decenni da conflitti legati alle risorse petrolifere.
Dopo tanto e lungo contendere infatti sul petrolio, a tale conclusione non può che giungersi inevitalbimente , poichèi oggi - (al 2021 ancor piu' alla luce degli effetti della PANDEMIA DA COVID-19 scoppiata proprio all'indomani dell'attentato del GENNAIO 2020) - questo è il prezzo del petrolio: e cioè il petrolio e’ destinato inesorabilmente a valere sempre meno, con conseguente riduzione sia dei suoi profitti che delle relative royalty, e quindi con difficoltà per tutti i produttori petroliferi, in particolare per quelli dei Paesi dell’OPEC ( v. la questione qui ).

Mantenere infatti alte le royalty su profitti di fatto bassi, pure comporta un aumento costante dei prezzi , con conseguente riduzione del potere d’acquisto del denaro (inflazione) e riduzione del risparmio. Uno scenario del genere, esteso su larga scala, non puo' che richiamare alla memoria le cause della "GRANDE DEPRESSIONE" che generò il famoso "VENERDI NERO DEL 1929" proprio in una grande potenza Occidentale quale l'America, con effetti economici gravi anche in Europa, che non a caso si avviò verso l'inizio del secondo conflitto mondiale.








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