LA DISTANZA SIDERALE DELLA POLITICA ENERGETICA DI TRUMP DAL POLPOLO AMERICANO
BREAKING NEWS > costo livellato dell’energia (LCOE)
Trump, dal canto suo, ha eliminato i sussidi introdotti da Biden per la riconversione industriale, ponendo così un ostacolo significativo davanti alla grande industria americana :
In nome della lotta contro l'inflazione americana (previo riduzione della spesa pubblica) e in nome della crisi energetica nazionale, il neo-presidente TRUMP decide quindi di stoppare ogni incentivo agli impianti rinnovabili per preferire il sostegno agli impianti fossili, ma ciò paradossalmente avviene proprio quando ormai si evidenzia a livello globale la migliore efficacia e competitività degli impianti rinnovabili rispetto a quelli a Gas: una scelta con tutta evidenza "anacronistica/fuori tempo", che non è escluso porti il neo-presidente a doverne rendere conto alla collettività americana prima ancora del termine del proprio mandato (non solo per la scelta di avvantaggiare un sistema energetico che si rivela sempre piu' costoso, ma anche per il rischio di maggiori costi sociali e sanitari generati da un'intensificazione dell'attività estrattiva, specie di quella cd "FRACKING" ad alto rischio di inquinamento specie dell'acqua nel sotto-suolo). E ciò in un contesto in cui anche in America l'inflazione ed il costo della vita tendono sempre piu' al rialzo (emblematico anche in America, l'aumento dei prezzi alimentari, a partire dai prezzi delle uova "auto-prodotte".)
Infatti la strategia energetica del neo-presidente Usa, basata sulle fonti fossili tradizionali, punta a smantellare le operazioni industriali e finanziarie a favore delle rinnovabili. Ma quanto può durare una simile strategia, considerando che – dazi o meno – l’industria cinese esporta tecnologie verdi a prezzi sempre più competitivi?
La sovrapproduzione di tecnologie per impianti solari ed eolici potrebbe scombinare molti piani, con effetti a largo raggio che potrebbero manifestarsi molto presto (nonostante il protezionismo che TRUMP intende porre in atto).
Da piu' parti si rileva quindi come Trump ha preso una decisione miope e pericolosa nel ritirarsi dagli Accordi di Parigi, ignorando una realtà incontrovertibile – spiega anche il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini https://www.greenreport.it/news/nuove-energie/4855-la-transizione-ecologica-non-si-ferma-con-trump-silvestrini-a-guidare-sara-la-cina – poichè l'emergenza climatica è una crisi globale che richiede una risposta globale.
Nonostante questa scelta regressiva, il mercato delle energie rinnovabili continua a crescere senza sosta, a dimostrazione che il futuro è nelle mani della sostenibilità e dell'innovazione: secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia, si registrerà nei prossimi sei anni una crescita delle fonti pulite più elevata di quasi 3 volte rispetto al periodo 2017-2023.
Inoltre, numerose città e stati negli Stati Uniti hanno chiarito che, nonostante le politiche federali, continueranno a rispettare l'Accordo di Parigi, rimanendo così fedeli all'impegno di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.
Quest'ultimo riferimento in particolare è rivolto all’ "Alleanza per il clima degli Stati Uniti", che oggi è composta da 24 Governatori – sia democratici, sia repubblicani – di altrettanti Stati e territori a stelle e strisce che racchiudono quasi il 60% dell'economia e il 55% della popolazione statunitense (vedi qui https://usclimatealliance.org/members/ ), e che ha già comunicato all’Onu che continuerà l’impegno a rispettare l’Accordo sul clima di Parigi.
L'Alleanza è quindi una coalizione bipartisan per l'azione sul clima che nacque proprio nel 2017 in risposta a Trump come l’ "Alleanza per il clima degli Stati Uniti", che oggi è composta da 24 Governatori – sia democratici, sia repubblicani – di altrettanti Stati e territori a stelle e strisce: Arizona, California, Colorado, Connecticut, Delaware, Guam, Hawai’i, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Oregon, Pennsylvania, Puerto Rico, Rhode Island, Vermont, Washington e Wisconsin.
Tra il 2005 e il 2022, l'Alleanza ha ridotto le sue emissioni nette collettive di gas serra del 19%, aumentando al contempo il Pil del 30%, ed è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo climatico a breve termine riducendo le emissioni collettive di gas serra del 26% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2025. Inoltre, gli stati e i territori della coalizione stanno impiegando collettivamente più lavoratori nel settore dell'energia pulita, raggiungendo livelli inferiori di inquinanti atmosferici pericolosi e preparandosi in modo più efficace agli impatti climatici rispetto al resto del paese. Una resistenza interna che darà filo da torcere alla retorica negazionista del presidente Trump.
Infine, i governatori si sono impegnati a monitorare e riferire sui loro progressi alla comunità internazionale, anche alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Brasile (COP30) in agenda quest’anno (in Novembre 2025)
PERCHE' il GNL AMERICANO non può mai essere l'alternativa al GAS RUSSO:
Più GNL dagli USA per sostituire il gas russo e ridurre la dipendenza energetica dell'UE dalla Russia. Nel 2022 gli Stati Uniti si sono già impegnati a fornire all'Unione Europea 15 miliardi di metri cubi di gas naturale: questa è l'intesa già annunciata dal presidente americano Joe Biden e dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Ma il GNL americano si è rivelato già a non bastare come alternativa al gas che importavamo dalla Russia, soprattutto per motivi di prezzo. Per quanto sopra esposto, risulterà ancora meno conveniente già nei prossimi anni con l'aumento della produzione rinnovabile Europea.